Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il “Profeta” parla dell’eredità pronta per il suo pupillo. Un patto che era vincolato all’addio alla Juventus. “Mi aveva stufato la situazione che si era creata intorno a lui”.
Giovanni Galeone e Massimiliano Allegri. Un legame nato a Pescara e rinsaldato a Perugia. La traduzione del calcio spettacolo e del “Grifo spettacolo”. Seduto in panchina Max è diventato l’allievo in grado di superare il maestro. Ora è arrivata la separazione dalla Juve e il Gale esulta.
Lo fa a modo suo. Attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport e con quello stile inimitabile. Vedere per 5 anni il proprio pupillo sulla panchina della Juve ha lasciato il segno. “Da una vita gli dicevo di andarsene”, ha scherzato Galeone. E in ballo c’era una eredità pesante: una barca cinquanta piedi e una casa che l’ex allenatore del Perugia aveva promesso a Max se avesse lasciato la Vecchia Signora. Altrimenti sarebbe andata ad Andrea Iaconi, altro pupillo del tecnico friulano. “Venerdì Max mi ha chiamato – ha detto Galeone alla Gazzetta – e mi ha detto ‘mister, ora devo ereditare io'”.
“Una promessa è una promessa – ha aggiunto -, e poi sono troppo contento. Gli lascerò la casa in Sardegna perché ha splendidi ricordi, e le garantisco che la vista è magnifica. Poi la barca e anche la mia collezione di orologi che non metto più perché mi fanno venire i lividi. Il patto è di cinque-sei mesi fa, quando già mi aveva stufato la situazione che si era creata intorno a Max”.
E ora Galeone vede un Allegri solo in bianco. “Potrebbe allenare il Real Madrid, Zidane non sembra contento e Max l’anno scorso era nel taccuino di Florentino Perez. Uno scambio, che cosa ne dice?”. Chissà che non sia l’ennesima illuminazione del “Profeta”.